Chi mi conosce, sa quanto sia
dispiaciuto per la partenza di Padoin. E sì, perché io amo
scherzare, amo non prendermi mai troppo sul serio, né tanto meno
prendere la vita troppo sul serio, ma il Padoinesimo (o Padoinismo)
ormai era diventata parte del mio quotidiano (chiedere alla zona
centrale del secondo anello sud, agli amici e a tutti quelli che mi
conoscono o mi leggono).
E quella maglia numero “20” è e
rimarrà qualcosa di unico e magico. Certo, se fosse autografata dal
Pado, sarebbe il top. Se il buon Simone per sbaglio mi leggesse e
volesse farmi un enorme regalo.....(sono disposto anche ad andare
fino a Cagliari – unirei l'utile al dilettevole).
Non so esattamente quando il tutto
abbia avuto inizio: è successo così, quasi per scherzo, quasi per
caso.
Quando Padoin arrivò alla Juve nel
gennaio del 2011, rimasi sinceramente stupito e perplesso. La Juve,
dopo qualche anno di magra e brutte figure, stava lottando per lo
scudetto, e tu, Juventus, chi mi vai a comprare nel mercato
invernale? Padoin. Cioè, serve rinforzare la rosa e tu mi vai a
prendere un calciatore di circa 28 anni dell'Atalanta? Ma dai...Tanto
più che, nelle prime gare, nemmeno fu convocato da Conte.
Piano piano, però, il ragazzo di
Gemona del Friuli, arrivato a Torino in punta di piedi, consapevole
dei propri limiti e delle proprie qualità, con un'umiltà che molti
dei suoi colleghi ignorano, ha iniziato a fare breccia nel mio cuore
bianconero. Sono quelle sensazioni che ti entrano dentro senza un
perchè ben identificato, senza una risposta chiara ed esauriente. E'
successo e basta. Sarà che ho spesso amato i giocatori che danno
tutto per la maglia, anche se non sono proprio dei fenomeni coi piedi
o dei campioni a 360 gradi.
Da queste considerazioni calcistiche,
si rafforza un concetto basilare nella vita di ogni giorno, ovvero
mai giudicare una persona dall'aspetto, dal colore della pelle, dal
sentito dire. Insomma: mai giudicare senza conoscere. Nel calcio,
vale lo stesso ragionamento: mai giudicare un giocatore dal nome che
porta, dalla cassa di ridondanza mediatica che ha, da come ci viene
dipinto o descritto. Quanti calciatori sono transitati a Torino,
sponda bianconera, preceduti da una certa fama o reputazione positiva
(molto positiva) per poi rivelarsi meteore di cui nessuno, sulla
sponda vincente del Po, si ricorda? Padoin, invece, arrivato tra lo
scetticismo generale, se ne va da giocatore vincente, che rimarrà
nella storia del club. E non è solo un Talismano.
Basta leggere ciò che ha scritto nella
sua lettera di addio ai colori bianconeri: parole che solo un uomo
può scoprire. Non una figurina, ma un uomo, di quelli che hanno
fatto e che continueranno a fare grande la storia bianconera.
Ancora ricordo l'esultanza di tutta la
squadra e dello Stadium dopo la rete che il Pado ha segnato contro il
Palermo. E sì, come sempre c'ero, e mentre i compagni, sul campo,
correvano ad abbracciare Simone, i miei amici, sugli spalti, da casa,
correvano ad abbracciare me (fisicamente o virtualmente).
Grazie Simone, grazie di aver
arricchito l'universo bianconero con la tua presenza, il tuo impegno,
la tua dedizione, la voglia di andare sempre oltre i tuoi limiti.
Ps: è scesa la lacrima quando ho
saputo della tua partenza. Quella lacrima che nemmeno si formò
quando andò via Zidane, ad esempio.
In bocca al lupo Pado. Hasta luego....
Nessun commento:
Posta un commento