mercoledì 22 giugno 2016

Va (o resta) dove ti porta il cuore: più emozioni, meno guerre e bastoni.

In questi giorni, si parla molto e per motivi diversi, di tre giocatori: Hamsik, Morata e Berardi.


Il primo è il sogno di mercato bianconero, il secondo ha appena lasciato Torino per tornare a Madrid, mentre il terzo è ormai protagonista da qualche anno di una soap opera stile Beautiful.
Mi è sempre piaciuto lo slovacco, sin dai tempi di Brescia e sarei felicissimo di vederlo con la maglia bianconera. Però, usando il linguaggio del sentimento poetico, gli auguro di terminare la carriera a Napoli, squadra e città delle quali è diventato un simbolo, oltreché beniamino. In tempi nei quali non c'è più spazio per il romanticismo e per le bandiere, Hamsik, per Napoli e per i napoletani può rappresentare tutto ciò.
Morata è cresciuto a Madrid ed è chiaro che, a gran voce o a voce roca, sotto, sotto, la voglia di tornare ad indossare quella maglia ci sia sempre stata. Penso anche che, lo scorso anno, dopo aver eliminato proprio il suo Real in semifinale, avesse una voglia spasmodica di battere il Barcellona anche per i suoi trascorsi madridisti. Non per nulla, Alvaro, in quella occasione, è stato uno, se non il migliore in campo. Come in tutti i grandi amori, il rapporto tra Morata e il Real ha vissuto di alti e bassi, di odio e idillio. Non so se Alvaro andrà a giocare in Inghilterra o chissà dove, ma immagino che la voglia di conquistarsi il posto da titolare nella “sua “ squadra, sia un propellente energetico infinito.
E Berardi? Ormai la telenovela va avanti da troppo tempo: il ragazzo non se la sente, non è pronto, vorrebbe garanzie, etc. Vero, non vero? Non lo so, sinceramente. Quello che è certo è che Domenico è tifoso dell'Inter e non deve essere facile approdare alla Juve. Certo, un professionista dovrebbe by passare certi discorsi ed ostacoli, ma, come si sa, al cuor non si comanda. Da tifoso lo comprendo benissimo e quindi, piuttosto che spendere una cifra considerevole per avere un calciatore non convinto della propria scelta, meglio lasciarlo andare dove crede e pensa di potersi esprimere al meglio.
Io avrei pagato per giocare anche solo dieci minuti con la maglia della Juve e non mi sarei visto con nessuna altra maglia addosso. Lasciamo spazio al romanticismo, ogni tanto: il calcio ne ha bisogno. C'è bisogno di emozioni, non di guerre e di bastoni.

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