In questi giorni, si parla molto e per
motivi diversi, di tre giocatori: Hamsik, Morata e Berardi.
Il primo è il sogno di mercato
bianconero, il secondo ha appena lasciato Torino per tornare a
Madrid, mentre il terzo è ormai protagonista da qualche anno di una
soap opera stile Beautiful.
Mi è sempre piaciuto lo slovacco, sin
dai tempi di Brescia e sarei felicissimo di vederlo con la maglia
bianconera. Però, usando il linguaggio del sentimento poetico, gli
auguro di terminare la carriera a Napoli, squadra e città delle
quali è diventato un simbolo, oltreché beniamino. In tempi nei
quali non c'è più spazio per il romanticismo e per le bandiere,
Hamsik, per Napoli e per i napoletani può rappresentare tutto ciò.
Morata è cresciuto a Madrid ed è
chiaro che, a gran voce o a voce roca, sotto, sotto, la voglia di
tornare ad indossare quella maglia ci sia sempre stata. Penso anche
che, lo scorso anno, dopo aver eliminato proprio il suo Real in
semifinale, avesse una voglia spasmodica di battere il Barcellona
anche per i suoi trascorsi madridisti. Non per nulla, Alvaro, in
quella occasione, è stato uno, se non il migliore in campo. Come in
tutti i grandi amori, il rapporto tra Morata e il Real ha vissuto di
alti e bassi, di odio e idillio. Non so se Alvaro andrà a giocare in
Inghilterra o chissà dove, ma immagino che la voglia di conquistarsi
il posto da titolare nella “sua “ squadra, sia un propellente
energetico infinito.
E Berardi? Ormai la telenovela va
avanti da troppo tempo: il ragazzo non se la sente, non è pronto,
vorrebbe garanzie, etc. Vero, non vero? Non lo so, sinceramente.
Quello che è certo è che Domenico è tifoso dell'Inter e non deve
essere facile approdare alla Juve. Certo, un professionista dovrebbe
by passare certi discorsi ed ostacoli, ma, come si sa, al cuor non si
comanda. Da tifoso lo comprendo benissimo e quindi, piuttosto che
spendere una cifra considerevole per avere un calciatore non convinto
della propria scelta, meglio lasciarlo andare dove crede e pensa di
potersi esprimere al meglio.
Io avrei pagato per giocare anche solo
dieci minuti con la maglia della Juve e non mi sarei visto con
nessuna altra maglia addosso. Lasciamo spazio al romanticismo, ogni
tanto: il calcio ne ha bisogno. C'è bisogno di emozioni, non di
guerre e di bastoni.
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