Cari giocatori della Juventus,
sono passate quasi 72 ore dalla finale
di Cardiff e ancora non passa. Anzi, a onor del vero, oggi sto peggio
di sabato notte.
Probabilmente penserete che io sia
pazzo (e sicuramente lo sono, per certi versi), che sia esagerato,
perché in fondo si tratta solo di una partita di calcio. O magari
penserete che sono un frustrato, che non ha null'altro a cui pensare,
uno sfigato qualsiasi privo di vita propria. In parte avete ragione:
sono folle, sono esagerato nei sentimenti e nel modo di vivere le mie
passioni. Non sono un frustrato ed ho una vita mia che, ahimè, avrei
voluto essere simile alla vostra. Purtroppo, però, non sono stato
fortunato come Voi, perché all'età di sei anni, il mio sogno di
diventare un calciatore, s'era già infranto ed era naufragato per
motivi di salute. Quindi, Vi chiedo scusa, ma ogni volta che Vi vedo
scendere in campo, è come se scendessi in campo io (anche se
probabilmente, come giocatore, non sarei stato un granché). Ecco
perché quando la Juve perde (per fortuna succede di rado) non riesco
a dormire. Ecco perché quando, come sabato sera, non vedo sputare
sangue e sudore in campo, come nel secondo tempo, mi arrabbio da
morire e da star male. Perché io, avrei voluto giocare ogni
maledetta finale, avrei voluto correre sino allo stremo delle forze
su quel rettangolo verde. Non c'è stanchezza che tenga, non c'è
alibi, non ci sono giustificazioni. Vi dirò di più: sono talmente
stupido che pagherei di tasca mia pur di provare l'ebbrezza e
l'emozione di scendere in campo con la maglia della Vecchia Signora,
anche solo per 5 minuti. Sì, quella maglia a strisce bianco e nere che avete onorato sino alle
21:30 di sabato. Poi, il black out. Certo, 45 minuti non possono
cancellare tutto ciò che avete fatto di straordinario in questi anni. Ci
mancherebbe. Sei anni di successi ininterrotti sono qualcosa di unico e meraviglioso e per questo Vi applaudirò sempre e Vi sarò sempre
riconoscente. Sabato sera, però, non sono riuscito ad applaudirVi:
forse è un mio limite, ma proprio non ce l'ho fatta. Anzi, a dire la
verità, avrei voluto prendervi a calci in culo tutti, dal primo
all'ultimo, più e più volte. Eppure non sono un bambino, perché i
miei 45 anni dovrebbero portare saggezza e soprattutto esperienza di
finali perse (ahimè). Purtroppo, però, all'amor non si comanda, tant'è
che, per troppo amore, si può anche morire. Sabato avete distrutto,
come non mai, il mio sogno di bambino ed ho davvero pensato di
mollare tutto, di smetterla di farmi chilometri in giro per l'Italia
e per l'Europa per seguirVi. Vi ho anche odiato, sì, Ve lo devo
dire, perché non sono ipocrita e dico sempre quello che penso. Oggi
fa male e fa ancora male. Ma sapete cosa ho fatto? Ho prenotato il
viaggio per Roma, per il 13 agosto. Perché all'amor non si comanda
e, nonostante tutto, voglio essere con Voi e con coloro che dopo di
Voi indosseranno questa gloriosa maglia, fino alla fine dei miei
giorni.
Forza Juve sempre e ovunque. Fino alla
fine.
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