martedì 6 giugno 2017

Lettera aperta ai giocatori della Juventus

Cari giocatori della Juventus,
sono passate quasi 72 ore dalla finale di Cardiff e ancora non passa. Anzi, a onor del vero, oggi sto peggio di sabato notte.
Probabilmente penserete che io sia pazzo (e sicuramente lo sono, per certi versi), che sia esagerato, perché in fondo si tratta solo di una partita di calcio. O magari penserete che sono un frustrato, che non ha null'altro a cui pensare, uno sfigato qualsiasi privo di vita propria. In parte avete ragione: sono folle, sono esagerato nei sentimenti e nel modo di vivere le mie passioni. Non sono un frustrato ed ho una vita mia che, ahimè, avrei voluto essere simile alla vostra. Purtroppo, però, non sono stato fortunato come Voi, perché all'età di sei anni, il mio sogno di diventare un calciatore, s'era già infranto ed era naufragato per motivi di salute. Quindi, Vi chiedo scusa, ma ogni volta che Vi vedo scendere in campo, è come se scendessi in campo io (anche se probabilmente, come giocatore, non sarei stato un granché). Ecco perché quando la Juve perde (per fortuna succede di rado) non riesco a dormire. Ecco perché quando, come sabato sera, non vedo sputare sangue e sudore in campo, come nel secondo tempo, mi arrabbio da morire e da star male. Perché io, avrei voluto giocare ogni maledetta finale, avrei voluto correre sino allo stremo delle forze su quel rettangolo verde. Non c'è stanchezza che tenga, non c'è alibi, non ci sono giustificazioni. Vi dirò di più: sono talmente stupido che pagherei di tasca mia pur di provare l'ebbrezza e l'emozione di scendere in campo con la maglia della Vecchia Signora, anche solo per 5 minuti. Sì, quella maglia a strisce bianco e nere che avete onorato sino alle 21:30 di sabato. Poi, il black out. Certo, 45 minuti non possono cancellare tutto ciò che avete fatto di straordinario in questi anni. Ci mancherebbe. Sei anni di successi ininterrotti sono qualcosa di unico e meraviglioso e per questo Vi applaudirò sempre e Vi sarò sempre riconoscente. Sabato sera, però, non sono riuscito ad applaudirVi: forse è un mio limite, ma proprio non ce l'ho fatta. Anzi, a dire la verità, avrei voluto prendervi a calci in culo tutti, dal primo all'ultimo, più e più volte. Eppure non sono un bambino, perché i miei 45 anni dovrebbero portare saggezza e soprattutto esperienza di finali perse (ahimè). Purtroppo, però, all'amor non si comanda, tant'è che, per troppo amore, si può anche morire. Sabato avete distrutto, come non mai, il mio sogno di bambino ed ho davvero pensato di mollare tutto, di smetterla di farmi chilometri in giro per l'Italia e per l'Europa per seguirVi. Vi ho anche odiato, sì, Ve lo devo dire, perché non sono ipocrita e dico sempre quello che penso. Oggi fa male e fa ancora male. Ma sapete cosa ho fatto? Ho prenotato il viaggio per Roma, per il 13 agosto. Perché all'amor non si comanda e, nonostante tutto, voglio essere con Voi e con coloro che dopo di Voi indosseranno questa gloriosa maglia, fino alla fine dei miei giorni.
Forza Juve sempre e ovunque. Fino alla fine.

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