lunedì 20 giugno 2016

L'elogio di Padoin: ciao Pado, per sempre uno di noi!!!

Chi mi conosce, sa quanto sia dispiaciuto per la partenza di Padoin. E sì, perché io amo scherzare, amo non prendermi mai troppo sul serio, né tanto meno prendere la vita troppo sul serio, ma il Padoinesimo (o Padoinismo) ormai era diventata parte del mio quotidiano (chiedere alla zona centrale del secondo anello sud, agli amici e a tutti quelli che mi conoscono o mi leggono).
E quella maglia numero “20” è e rimarrà qualcosa di unico e magico. Certo, se fosse autografata dal Pado, sarebbe il top. Se il buon Simone per sbaglio mi leggesse e volesse farmi un enorme regalo.....(sono disposto anche ad andare fino a Cagliari – unirei l'utile al dilettevole).
Non so esattamente quando il tutto abbia avuto inizio: è successo così, quasi per scherzo, quasi per caso.
Quando Padoin arrivò alla Juve nel gennaio del 2011, rimasi sinceramente stupito e perplesso. La Juve, dopo qualche anno di magra e brutte figure, stava lottando per lo scudetto, e tu, Juventus, chi mi vai a comprare nel mercato invernale? Padoin. Cioè, serve rinforzare la rosa e tu mi vai a prendere un calciatore di circa 28 anni dell'Atalanta? Ma dai...Tanto più che, nelle prime gare, nemmeno fu convocato da Conte.
Piano piano, però, il ragazzo di Gemona del Friuli, arrivato a Torino in punta di piedi, consapevole dei propri limiti e delle proprie qualità, con un'umiltà che molti dei suoi colleghi ignorano, ha iniziato a fare breccia nel mio cuore bianconero. Sono quelle sensazioni che ti entrano dentro senza un perchè ben identificato, senza una risposta chiara ed esauriente. E' successo e basta. Sarà che ho spesso amato i giocatori che danno tutto per la maglia, anche se non sono proprio dei fenomeni coi piedi o dei campioni a 360 gradi.
Da queste considerazioni calcistiche, si rafforza un concetto basilare nella vita di ogni giorno, ovvero mai giudicare una persona dall'aspetto, dal colore della pelle, dal sentito dire. Insomma: mai giudicare senza conoscere. Nel calcio, vale lo stesso ragionamento: mai giudicare un giocatore dal nome che porta, dalla cassa di ridondanza mediatica che ha, da come ci viene dipinto o descritto. Quanti calciatori sono transitati a Torino, sponda bianconera, preceduti da una certa fama o reputazione positiva (molto positiva) per poi rivelarsi meteore di cui nessuno, sulla sponda vincente del Po, si ricorda? Padoin, invece, arrivato tra lo scetticismo generale, se ne va da giocatore vincente, che rimarrà nella storia del club. E non è solo un Talismano.
Basta leggere ciò che ha scritto nella sua lettera di addio ai colori bianconeri: parole che solo un uomo può scoprire. Non una figurina, ma un uomo, di quelli che hanno fatto e che continueranno a fare grande la storia bianconera.
Ancora ricordo l'esultanza di tutta la squadra e dello Stadium dopo la rete che il Pado ha segnato contro il Palermo. E sì, come sempre c'ero, e mentre i compagni, sul campo, correvano ad abbracciare Simone, i miei amici, sugli spalti, da casa, correvano ad abbracciare me (fisicamente o virtualmente).

Grazie Simone, grazie di aver arricchito l'universo bianconero con la tua presenza, il tuo impegno, la tua dedizione, la voglia di andare sempre oltre i tuoi limiti.
Ps: è scesa la lacrima quando ho saputo della tua partenza. Quella lacrima che nemmeno si formò quando andò via Zidane, ad esempio.

In bocca al lupo Pado. Hasta luego....

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