Probabilmente nessuno altro tifoso al
mondo, come uno juventino, può capire lo stato d'animo della gente
di Madrid, sponda Atletico. Del resto, chi ha perso ben 6 finali, può
comprendere bene chi ha visto infrangersi per tre volte un sogno.
Partita non bella, quella di San Siro,
con un Real distante da quello che si suol definire “stellare” ed
un Atletico vittima di se stesso e del suo Cholismo.
Sia chiaro: Simeone ha fatto un gran
lavoro a Madrid, creando un gruppo, una squadra, un senso di
appartenenza che probabilmente sono cosa più unica che rara. Ha dato
una identità alla sua formazione, tutta “garra” e agonismo, con
qualche giocatore in grado di elevare la media qualitativa della
squadra. Il Cholismo, però, dal punto di vista del calcio giocato,
non è altro che una versione 2.0 del catenaccio di italica memoria.
Anche se, ieri sera, per forza o soprattutto per necessità, a
partire dalla ripresa, l'Atletico ha osato di più, giocato di più,
e ci ha provato di più.
Però: se perdi una finale contro un
Real con la difesa più imbarazzante di sempre (ad eccezione di
Sergio Ramos) con un Pepe nella sua versione peggiore anche come
pagliaccio; se perdi contro un Real con un Modric inconsistente ed
inesistente; se perdi contro un Real che gioca con un Cristiano
Ronaldo lontana controfigura di se stesso ed un Bale che andava a
corrente molto alternata; ecco, se perdi contro un Real in queste
condizioni, devi davvero metterti le mani tra i capelli e disperarti
per aver buttato via l'occasione della vita. Ecco, il tanto
decantato, acclamato e iper pompato Simeone, ha dimostrato, ieri
sera, di avere ancora tanta strada da fare. E per favore, smettiamola
con la storia dell'Atletico società povera alla canna del gas: basta
vedere chi sta dietro i colchoneros per capire che non è così.
Il Real ha vinto perchè, nel suo dna,
c'è scritto Champions League.
Osservazione finale per tutti i “se”,
“ma” e condizionali vari che si leggono in queste ore da parte di
molti tifosi juventini. Con le ipotesi non si va da nessuna parte: la
Juve ha fatto del suo meglio, me evidentemente non è bastato.
La Juve deve però ripartire
dall'eliminazione patita ad opera del Bayern Monaco per acquisire
certezze, sicurezze e soprattutto mentalità. Quella mentalità che
porta squadre come i bavaresi, il Real, il Barcellona, etc, a
considerare un fallimento sportivo la stagione che si conclude senza
finale di Champions League e vittoria della Coppa. Ecco, il “pensare”
della Juve deve essere questo: partire ogni anno con l'idea di
arrivare sempre tra le prime quattro e possibilmente in finale. Prima
o poi, a forza fare, una finale la vinceremo anche noi!
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