La notizia diffusasi nel tardo
pomeriggio, è di quelle che non avremmo mai voluto sentire né
leggere: le condizioni di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito
a Roma il 3 maggio prima della finale di Coppa Italia, sono
improvvisamente peggiorate e, il ragazzo, lotta disperatamente tra la
vita e la morte. La speranza di tutti è ovviamente quella che, alla
fine, Ciro ce la faccia a vincere la sua battaglia; la battaglia di
tutti, o almeno di tutti quelli per i quali la parola calcio non fa
rima con violenza. Non abbassiamo lo sguardo e non dimentichiamo
quanto è accaduto quasi due mesi fa. La giustizia farà il suo corso
ed è auspicabile che, chi ha sbagliato, paghi per i suoi atti, ma
dobbiamo andare oltre. Il calcio è lo sport più bello del mondo: è
colore, passione, gioia, sofferenza, goliardia, sfottò, ma non
scordiamoci mai che è comunque e soltanto un gioco e che alla base
di tutto ci deve sempre essere il RISPETTO per gli altri, così come
in tutti gli ambiti della vita. Che senso ha rischiare la propria
esistenza per un gioco? Non ci sono già tanti problemi nel mondo
attuale? Vale la pena picchiarsi, accoltellarsi, uccidersi per un
pallone? Vite strozzate, famiglie distrutte, sia per chi perde la
vita, sia per chi compie tali atti delittuosi. E per cosa poi?
L'aspetto più bello del calcio è quello di poter sfottere gli
amici, al bar, il giorno dopo: battute, sarcasmo, punti di vista
diversi; ognuno vede le cose a modo proprio ma, alla fine, con una
bella birra in compagnia, tutto dovrebbe risolversi e vedere la fine.
Proviamo a fare uno sforzo, tutti insieme, senza addurre scuse o
aspettare che sia sempre l'altro a fare il primo passo. Per questo,
da juventino, mi auguro che Ciro possa riprendersi e tornare presto
allo stadio a vedere il suo Napoli, a gridare “Forza Napoli”. E,
se questo può servire a creare un circolo di energia positiva
attorno a Ciro Esposito, sono il primo ad urlare “Forza Ciro, Forza
Napoli!”. Le differenze devono essere uno stimolo, non una
barriera: facciamo in modo che non ci siano più altri “Ciro” a
lottare tra la terra e il cielo, appesi ai fili dell'arcobaleno.
purtroppo non è stato così come si sperava. gridare la propria passione per dei colori è costata ancora una volta una vita. questa è una nazione sbagliata. è sbagliato come è nata, ma sopratutto è stato sbagliato come ce l'hanno raccontata. il come è cresciuta altro non è che una consequenza della seconda.
RispondiEliminaancora appare lontano il momento in cui io, napoletano, potrò sfottere te, amico danna, juventino, senza che intorno a noi si inneschino strane occhiate e sprezzanti commenti.
ci proveremo quando ci incontreremo in un ristorante a napoli sol per il gusto di conoscere quello con il quale si è avuto un acceso scambio di idee.
roberto conte