mercoledì 8 gennaio 2014

Quella sottile linea che delimita il confine tra poesia e ipocrisia....

Quel buonismo proveniente dalla città di Giotto, ha un sapore misto di poesia e ipocrisia. La Società viola, ovvero la Fiorentina, da alcuni anni, si dice impegnata nella lotta al razzismo, all'intolleranza e a tutti quei comportamenti e atteggiamenti che rendono il mondo del calcio, un cosiddetto mondo malato. E sino a qui, nulla da eccepire, anzi: solo apprezzamento per le lodevoli intenzioni e messa in pratica. La Società viola, quando alla guida tecnica c'era Cesare Prandelli, aveva lanciato l'idea del terzo tempo perché, una partita di calcio, dovrebbe terminare quando l'arbitro fischia la fine. I giocatori dovrebbero scambiarsi un saluto rispettoso e anche le opposte tifoserie dovrebbero applaudire le rispettive squadre senza insultare gli avversari. In un mondo perfetto, potrebbe accadere: nel mondo reale, è un po' più difficile, anche se, in altri sport (vedi il rugby per esempio) ciò accade regolarmente. Altra iniziativa di rilievo è stata quella intrapresa domenica, nella gara contro il Livorno, per sensibilizzare l'opinione pubblica (e raccogliere fondi) in merito ad una malattia quasi sconosciuta, che porta il nome di Fop. Iniziativa da applaudire e decisamente positiva. Purtroppo, durante la gara contro i labronici, si è infortunato Giuseppe Rossi (a proposito, auguri di pronta guarigione, con la speranza di rivederlo in campo al più presto) in seguito ad un intervento del difensore livornese Rinaudo. Abbiamo assistito, nelle ore immediatamente successive al termine della gara, ad un linciaggio mediatico e morale del calciatore, da parte dei vertici societari viola e di personaggi che a Firenze hanno comunque voce in capitolo. Rinaudo, sarebbe reo di non essersi nemmeno scusato con Rossi (cosa che ha fatto telefonicamente un paio di giorni dopo), violando quel codice etico che prevede il rispetto e la buona educazione nei confronti di avversari, arbitro, spettatori. Rispetto, etica: quante belle parole. Peccato però che quando, qualche giorno fa, la sede dello Juventus club di Prato è stata oggetto di atti vandalici da parte di esponenti del collettivo autunomo viola, con danni non solo materiali, ma anche e soprattutto morali (chiaro il riferimento alle vittime dell'Heysel), nessun esponente della Società viola, abbia minimamente pensato (sempre in ottemperanza a quel famoso codice etico, di rispetto e civiltà sportiva di cui a Firenze si riempiono tanto la bocca) di fare almeno un comunicato sul sito ufficiale tramite il quale stigmatizare simili comportamenti da parte di alcune frange della propria tifoseria. Peccato che si perda l'occasione di mettere in pratica ciò che si esprime a parole, ogni volta che le due squadre si affrontano. A Firenze, ma anche a Torino (settore ospiti) sono sempre presenti striscioni e cori che fanno esplicito riferimento ai tragici fatti dell'Heysel. Sarebbe così semplice intervenire, in queste situazioni, almeno con un comunicato che prenda le distanze da certi gesti, fatti e personaggi: nulla di complicato. Basterebbe dare un segnale; ma forse, riempirsi la bocca, fa più notizia, di piccoli ma significativi gesti di reale rispetto e tolleranza. Ci stiamo sbagliando? Lo speriamo tanto. La controprova potrebbe arrivare molto presto: marzo è lì, a soli due mesi. Attendiamo fiduciosi e speranzosi. Nel frattempo, di nuovo auguri a Pepito Rossi: torna presto campione!!!

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