giovedì 2 agosto 2012

Giustizia sportiva: quando la pena diventa una medaglia al valore.

C'è da rimanete attoniti di fronte alle sentenze della Commissione Disciplinare, emanate nella giornata di ieri.
Rifiutato il patteggiamento di 3 mesi e ammenda pecuniaria proposto dai legali di Antonio Conte (patteggiamento , ricordiamolo ai tanti ciechi anti-juventini, richiesto sulla base dell'art. 23 che non prevede alcuna ammissione di colpa, a differenza di quello previsto dall'art.24), mentre concesso il patteggiamento di 4 mesi a Filippo Carobbio, uno dei signori della truffa, reo confesso. Se passa questo principio, significa che è come se uno facesse quattro rapine a mano armata, e poi, facendo atto di pentimento, patteggiasse di scontare una pena irrisoria agli arresti domiciliari. Perchè non dargli un premio a questo punto? Perchè non dare a Carobbio una medaglia al valore? Perchè non beatificarlo? Santo Subito...
E' davvero inspiegabile un atteggiamento del genere. Da qualsiasi parte la si guardi, è una sentenza che non solo non è equa, ma fa acqua da tutte le parti.
Quale è il messaggio che questa sentenza trasmette? Il messaggio che traspare è che si può tranquillamente gabbare, truffare, salvo poi fare una sceneggiata napoletana che induca a pensare ad atto di pentimento, sparare a vanvera nomi più o meno altisonanti e gettare nel fango più persone possibili. E alla fine sarai premiato. Perchè questo è il significato della sentenza. Un premio, perchè 4 mesi, per un reo confesso, considerato tutto ciò che ha fatto, sono davvero un regalo.
Logica avrebbe voluto che per Carobbio scattasse la radiazione. Collabori? Invece della radiazione, poteva scattare una squalifica per un tot numero di anni, in modo da considerare comunque la collaborazione. Quattro mesi però, sono proprio una presa in giro.
E il paradosso potrebbe essere ancora maggiore, perchè alla fine, l'ingiustizia sportiva potrebbe mettere la ciliegina sulla torta comminando a Conte una squalifica superiore a quella del suo accusatore. Ovvero, un presunto innocente, contro il quale c'è la dichiarazione di una persona (Carobbio) smentita dalle testimonianze di altre venti e più persone, sarebbe punito in misura maggiore rispetto ad un reo confesso, signore della truffa, autore di testimonianze ad orologeria.
E' un classico della giustizia italiana dare più credibilità a cosiddetti rei pentiti piuttosto che a presunti innocenti. Ricordiamoci che, in altri ambiti e sedi, molti anni fa, una persona, ingiustamente accusata da un pentito, si ammalò gravemente e morì in seguito al dolore per tutte quelle false accuse. Quella persona si chiamava Enzo Tortora......

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