venerdì 25 maggio 2012

Ricordando Nereo Rocco.


NEREO ROCCO: “DAME EL TEMPO”. (Trieste 5 maggio 2012)

Metti un giorno, in quel di Trieste, a sorseggiare un caffè e a chiacchierare amabilmente con Bruno Rocco, figlio dell’indimenticato “Paron”.  Il 20 maggio 2012 ricorrerà il centesimo anniversario dalla nascita di Nereo Rocco e ,Trieste ,commemorerà l’evento con una grande mostra a Lui dedicata, che aprirà i battenti il 15 maggio e rimarrà aperta sino al 31 luglio. Bruno è una persona che ti mette subito a suo agio. Schietto, sincero, disponibile e generoso nel suo raccontare. Valori che gli sono stati inculcati dalla famiglia e dal padre, innanzitutto. Mi  racconta di come avesse intrapreso anche lui la carriera calcistica, arrivando sino alla serie B. Giocava nel ruolo di mediano, tutto grinta e cuore, ma, all’età di 21 anni smise per dedicarsi a tempo pieno all’attività di famiglia. La sua è stata un’infanzia felice anche perché, nonostante il padre fosse nel pieno della attività di allenatore, mai trascurava la famiglia. Se non la domenica, il lunedì rientrava a casa, perché per Nereo Rocco la famiglia è sempre stata essenziale. Anche quando non c’era, sapeva tutto ciò che i suoi figli facevano e non facevano. Insomma, anche a distanza, aveva mille occhi e orecchie , per stare vicino ai figli. Nulla gli sfuggiva e, coglierlo in castagna era alquanto difficile. Provare a rincasare tardi la sera senza essere scoperti, era praticamente impossibile. E, colto sul fatto, il buon Bruno se la cavava con qualche rimbrotto  in dialetto triestino che il papà dispensava in modo mirato. Poche parole ma chiare ed esaustive.
Bruno mi racconta con orgoglio di essere sposato da quasi 50 anni e di quanto suo papà, Nereo, volesse bene a quella ragazza che ne sarebbe divenuta la nuora. L’aveva subito accolta in famiglia, con generosità e amore. Il desiderio più grande del “Paron” era quello di avere delle nipoti femmine. Di maschi (avendo avuto due figli), già ne aveva abbastanza. Quando nacque la primogenita di Bruno, il buon Nereo, stette più di mezz’ora chino a fissarla amorevolmente, quasi incredulo, che quel suo desiderio si fosse realizzato.
Quando chiedo a Bruno se non sia mai stato allenato dal padre, mi dice di “no”, ricordando una sola volta di aver giocato contro una squadra da lui allenata. E, alla fine della partita, rivolgendosi al figlio, per commentarne la prova, una sola parola “Disastro”.
L’immagine che viene attribuita a Nereo Rocco è , molte volte, quella di una persona  seriosa e burbera. Il quadro che ne emerge dall’intervista col figlio, è l’immagine di una persona essenziale, severa quando occorre, ma anche scherzosa.  Un uomo che diceva “pane al pane e vino al vino”. A proposito, mi è capitato di trovare in alcuni articoli, accenni marcati sul fatto che Nereo Rocco fosse un gran bevitore. Nulla di più falso. Amava il buon vino, questo sicuramente, ma da qui a farlo passare quasi come un alcolizzato, ce ne passa di acqua sotto i ponti.
Bruno mi racconta anche di quando, riuscì a fare un “gavettone” al papà, cogliendolo di sorpresa. E si, perché l’impresa era tutt’altro che semplice. Un pomeriggio, quando Nereo era in giardino, il buon Bruno lo convinse che al telefono c’era un dirigente del Milan che doveva parlargli urgentemente per questioni di mercato. E, siccome a quel tempo, il telefono era attaccato al muro della parete (non c’erano i cordless), Nereo partì in quarta per recarsi dal giardino all’interno della casa e fu “giustiziato” con un mega gavettone memorabile.
Nereo  Rocco ha lasciato ottimi ricordi di sé in ogni posto dove è stato, sia da allenatore che da giocatore.  Bruno mi racconta di quando Rivera trascorreva qualche giorno di vacanza da loro, in quel di Trieste. Anche Bruno è come il papà. Ti entra nel cuore sin da subito, con la sua spontaneità, la semplicità e il suo modo di essere. E sono certo che da lassù, papà Nereo, lo accompagna con infinito amore.

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